Il quadro europeo dell’insicurezza sul lavoro

Ogni tre minuti e mezzo nell’Ue qualcuno muore per cause legate all’attività lavorativa

Il 26 e 27 gennaio 2009, si è svolta a Bruxelles la Conferenza organizzata dalla Ces e dall’istituto europeo che si occupa delle tematiche dello sviluppo sostenibile (Etui), sulla partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti in azienda. Si è focalizzata l’attenzione in particolare sulla valutazione del rischio in ambiente di lavoro, per dare un contributo rilevante e significativo alle tante iniziative promosse a livello europeo e dai singoli Paesi, sul tema cardine della campagna europea 2008-2009 “Ambienti di lavoro sani e sicuri. Un bene per te, un bene per l’azienda”, lanciata dall’Agenzia di Bilbao per la salute e sicurezza sul lavoro.

Allarmanti i dati diffusi: ogni tre minuti e mezzo nell’Ue qualcuno muore per cause legate all’attività lavorativa; ogni anno muoiono 167.000 persone a causa di infortuni sul lavoro (7.500) o a causa di malattie professionali (159.500); ogni quattro secondi e mezzo un lavoratore dell’Ue è vittima di un incidente che lo costringe a restare a casa per almeno tre giorni lavorativi; il numero di infortuni sul lavoro che costringono ad un’assenza dal lavoro per tre o più giorni è di oltre 7 milioni l’anno.

Il quadro europeo che è emerso, con caratterizzazioni diverse per ogni Paese, è il seguente:

- In Francia, secondo un sondaggio condotto nel 2004, il 76% dei datori di lavoro nelle imprese con 20 o più dipendenti sostiene di aver condotto una valutazione dei rischi e stilato la documentazione necessaria.

- Nei Paesi Bassi, i dati dell’Ispettorato al lavoro olandese per il 2006 mostrano che tra le imprese più piccole con 1 fino a 4 dipendenti, il 42% ha condotto una valutazione dei rischi (il 53% tra le imprese con 5 fino a 9 dipendenti). Questa cifra raggiunge l’81% tra le imprese con 10 fino a 99 dipendenti e il 97% tra le imprese con oltre 100 dipendenti.

- In Spagna il quinto sondaggio nazionale sulle condizioni di lavoro, condotto nel 2003, il 61% dei datori di lavoro nel settore dell’industria e dei servizi afferma di aver condotto o di essere in procinto di condurre una valutazione dei rischi. Rispetto al sondaggio precedente del 1999 questa cifra è raddoppiata.

- In Germania, un sondaggio del 2005 indica che tra le imprese con 1 fino a 9 dipendenti il 30% ha condotto una valutazione dei rischi. Tra le imprese con 10 fino a 49 dipendenti la percentuale è stata del 54%, mentre tra le imprese con 50 fino a 249 dipendenti la stessa cifra ha raggiunto l’80%. Tra le imprese di grandi dimensioni con 250 e più dipendenti, il 97% ha effettuato una valutazione dei rischi.

- Nel Regno Unito, un sondaggio condotto nel 2007 dal congresso dei sindacati indica tra i rappresentanti della sicurezza che meno di tre su dieci (28%) si ritengono soddisfatti della loro partecipazione alla valutazione dei rischi. Il 44% afferma di non aver partecipato affatto, mentre il 27% dichiara di non aver partecipato in modo sufficiente.

- La confederazione danese dei sindacati in un sondaggio del 2003, indica che i tre quarti delle imprese hanno adempiuto pienamente al loro obbligo di registrare i risultati della valutazione dei rischi in un documento scritto. Quattro quinti di tali imprese hanno dichiarato di non aver avuto difficoltà nella redazione del documento. Due terzi hanno dichiarato che la conduzione della valutazione dei rischi ha avuto un impatto positivo sul loro ambiente di lavoro, mentre il 40% ha affermato che la valutazione dei rischi ha migliorato il dialogo tra dirigenti e dipendenti.

- In Lettonia, un sondaggio condotto nel 2006, tre quarti dei datori di lavoro indicavano che non era stata fatta alcuna valutazione dei rischi o che era stata fatta solo parzialmente, mentre il 22% degli intervistati ha affermato che la valutazione era stata fatta integralmente. Rispetto ai dati di una ricerca precedente, si può concludere che il numero di imprese che ha condotto una valutazione dei rischi integrale è aumentato, dal 15% del 2002 al 22% del 2006.

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