Riabilitazione: ecco come l'INAIL raccoglie "la sfida"

Il decreto legislativo 106/2009 ha attribuito di nuovo all'Istituto la facoltà di fornire - in accordo con il Servizio Sanitario Nazionale - prestazioni di riabilitazione: gli scenari futuri di questa importante materia sono stati illustrati durante il 37° congresso nazionale della Simfer
 
"L'INAIL ha essenzialmente due obiettivi: assicurare l'inserimento dell'infortunato nel mondo del lavoro e sgombrare le pastoie burocratiche che rappresentano un ostacolo per il suo reinserimento sociale. Per noi questo è un momento molto importante, all'insegna di una fase di cambiamento davvero piena di prospettive". Così Mario Carletti, direttore  Riabilitazione e protesi dell'INAIL, ha definito quella che - dopo l'emanazione del decreto legislativo 106/2009, il provvedimento che ha attribuito nuovamente all'Istituto la facoltà di fornire, in accordo con il Servizio Sanitario Nazionale, prestazioni di riabilitazione non ospedaliera - sembra essere, a tutti gli effetti, una vera e propria sfida.

Carletti è recentemente intervenuto, a Campobasso, al 37° congresso nazionale della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer), un'occasione che ha visto un intenso confronto tra rappresentanti delle associazioni dei disabili, Asl e professioni sanitarie. Alla tavola rotonda, in qualità di moderatore, è intervenuto anche Giuseppe Bonifaci, responsabile della Sovrintendenza medica dell'INAIL.
Nel corso dei lavori, Simfer e associazioni sanitarie hanno manifestato grande interesse nei confronti della futura stipula di un accordo quadro dell'INAIL con la Conferenza Stato Regioni, da "tradurre" poi nelle singole realtà territoriali del paese. "L'INAIL lavorerà finalmente non in parallelo, ma in sinergia con il servizio sanitario nazionale" ha continuato Carletti. "I due sistemi collaboreranno per far sì che la persona abbia il massimo delle prestazioni. E se in una Regione si manifesteranno degli eventuali anelli deboli, sarà compito dell'INAIL intervenire con le proprie professionalità e risorse".

"Dopo l'infortunio è come se il lavoratore dovesse affrontare una seconda vita", ha concluso Carletti, "e l'INAIL deve favorire il reinserimento sociale in tempi congrui e più brevi, perché un lavoratore possa al più presto riprendere una vita normale: questo anche attraverso l'attività motoria - importantissima sia in termini di recupero che di prevenzione - e tutta la filiera dei servizi dell'Istituto rivolti alla persona e al rafforzamento della sua speranza di vita".
(rogi/roma)

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