Incidenti sul lavoro - Sicurezza sul lavoro -

Arriva la guida della Camera di Commercio Più infortuni nelle costruzioni, commercio alberghi e ristoranti Prima settimana di lavoro la più pericolosa Lombardia: infortuni in diminuzione, ma un caso su cinque è straniero Milano, 30 giugno 2010. Costruzioni, commercio, alberghi e ristoranti i settori più pericolosi per il numero di infortuni. La prima settimana di lavoro risulta essere la più rischiosa, il 14% di tutti gli infortuni avviene in quel periodo.

Prima causa l’errore di procedura in oltre la metà dei casi. Le piccole imprese sono più a rischio: su oltre 800 mila infortuni in un anno oltre 265 mila si sono verificati nelle realtà con meno dipendenti, circa un caso su tre. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del rapporto “Testo Unico e Microimprese”. In occasione del convegno di oggi a Palazzo Giureconsulti, via Mercanti 2, angolo piazza Duomo, ore 9.30 – 13.00. Infortuni in Lombardia in diminuzione, ma un caso su cinque è straniero. Dai dati Inail risultano 149.506 infortuni nel 2008 (-3,8% rispetto ai 155.480 del 2007). La riduzione del numero di infortuni è stata particolarmente consistente a Sondrio (-11,2%) e Mantova (-10,8%), Brescia (-7,6%) e Cremona (-7,0%). Praticamente stabili i dati relativi a Milano (- 0,2 %) e Varese (-1,1 %).

I dati degli incidenti mortali evidenziano una flessione del 19,6%. Le morti sul lavoro sono diminuite in particolar modo a Mantova, Sondrio e Bergamo. Sempre in diminuzione le province di Brescia, Como, Cremona, Milano e Varese, mentre si registra un aumento a Lodi, Lecco e Pavia. Da rilevare che oltre il 63% dei decessi si è verificato nelle province di Milano (57 morti), Brescia (34 morti) e Bergamo (18 morti). Gli infortuni degli stranieri rappresentano il 19,9% del totale regionale, mentre i casi mortali raggiungono addirittura il 23,3%. Marocco, Romania e Albania nell'ordine sono i Paesi che ogni anno denunciano il maggior numero di infortuni sul lavoro, totalizzandone ben il 35,7%. “Pochi mesi dopo l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 81/08 - ha dichiarato Romano Guerinoni, membro di Giunta della Camera di commercio di Milano - la Camera di commercio di Milano ha avviato il progetto ‘Testo Unico e Microimpresa’, che presentiamo oggi, con l’intento di fornire alle imprese che occupano fino a 10 dipendenti una guida operativa utile per orientarle e supportarle concretamente sul tema della tutela della sicurezza sul lavoro. Sul territorio milanese infatti, circa il 90% dei datori di lavoro è costituito da micro-imprese, con una forte presenza nei settori Commercio, Costruzioni, Servizi e Ristorazione”.

Guida della Camera di commercio di Milano. Arriva la guida all’applicazione del Decreto legislativo 81/2008, “Testo unico sulla sicurezza sul lavoro e Microimpresa” pubblicazione promossa dalla Camera di commercio di Milano e realizzata da For – interventi formativi per la prevenzione nei luoghi di lavoro. La guida che spiega come applicare il decreto legislativo 81/2008, tratta temi quali la salute, la prevenzione, il sistema di promozione della salute e sicurezza, i costi della mancata prevenzione e il prezzo che paga la collettività, i soggetti della prevenzione dentro e fuori dall’impresa e infine le azioni da compiere per prevenire i danni alla salute di chi lavora.

I dati Numero degli infortuni nelle PMI. Le imprese con meno di 15 addetti sono quelle dove avvengono più incidenti: su un totale di 836.345 infortuni segnalati all’INAIL nel 2006, il 31,7% (265.251 casi) si sono verificati in aziende con meno di 15 addetti. Le aziende di costruzioni quelle più “pericolose”, su un totale di 104.376 infortuni segnalati, il 76,9% (80.238 casi) si sono verificati in aziende con meno di 15 addetti. Altro anche il dato sulle imprese del commercio 42.773 casi su un totale di 76.284 (il 56,1%) e degli alberghi e ristoranti (18.866 su 33.011 casi, il 57,2%). …e di casi mortali. Anche qui su un totale di 1.205 casi il 61,4% (740 casi) si registra nelle aziende con non più di 15 addetti. E al primo posto sempre il settore delle costruzioni con l’82,6% (270 casi mortali su 327 presentati da tutte le imprese con oltre 15 addetti). Segue il settore del commercio con 98 casi su 130 (il 75,4%) e quello degli alberghi e ristoranti con 33 casi su 40 totali (l’82,5%).

Infortuni per settore di attività. Le aziende artigiane presentano più rischi rispetto a quelle industriali. Da una media di circa 30 infortuni indennizzati per mille addetti delle aziende industriali si passa a quasi 40 di quelle artigiane. L’attività più rischiosa è la lavorazione del legno, con 58 indennizzi su 1000 addetti nel complesso delle aziende artigiane e addirittura 77 nelle piccole aziende che hanno meno di 16 addetti. Segue l’industria dei mezzi di trasporto (costruzioni e riparazioni di auto, moto, barche, ecc.) per cui sono indennizzati 58 infortuni per 1000 addetti. Chi si infortuna mortalmente? I dipendenti per il 59,2% dei casi. Anche nelle aziende fino a 9 dipendenti al primo posto ci sono i dipendenti con il 46,6% dei casi, così come per quelle da 10 a 49 dipendenti (nell’80,3% dei casi) e in quelle con più di 50% dipendenti (nell’89,3% dei casi). Di cosa si occupano e da quanto tempo? Nelle micro imprese ben il 14,3% degli infortuni succede entro la prima settimana di lavoro. Tale dato sale al 20% nel settore delle costruzioni. Il 38,4% degli infortuni avviene entro il primo anno di lavoro. Perché si fanno male.

L’errore di procedura è il primo motivo con il 58,2% degli infortunati, seguito da eventi accidentali (10,6%), uso improprio delle attrezzature (8,3%). I problemi sono legati prevalentemente alla mancanza di protezioni (49,7%), alla presenza di elementi pericolosi (20,4%) e all’inadeguatezza strutturale (17,2%). Livello di conoscenza della normativa nelle imprese. Nel complesso è sufficiente (voto 22). Nelle imprese di dimensioni minori (6-9 addetti) il livello di conoscenza è insufficiente (5), in quelle da 10 a 19 addetti è scarso (18) nelle medie aziende (20-199 addetti) è accettabile (34) e nelle grandi (200 e oltre dipendenti) buono con voto 53. Nelle aziende piccolissime (6-9 addetti), si arriva anche a valori negativi per quanto riguarda il sistema di prevenzione aziendale (-2), la programmazione degli interventi (-23), la formazione (-18) e le procedure (-30). In conclusione ben il 73% di piccolissime aziende ed il 52% delle piccole sono attestate su risultati inadeguati, contro il 29% delle medie ed il 15% delle grandi. Nelle piccolissime imprese, i comparti del tessile e abbigliamento e delle attività immobiliari e professionali risultano essere negativi (con giudizio in entrambi i casi di –3) mentre al primo posto troviamo il comparto dell’energia elettrica, gas e acqua il cui giudizio è “buono” (51).

Gli addetti ai comparti speciali. Solo il 73,5% delle aziende piccolissime ha provveduto a nominare gli addetti antincendio (contro il 95,5% delle grandi aziende) e il 69,8% ha nominato gli addetti alle emergenze (mentre le grandi lo hanno fatto nel 91,9% dei casi). Il 67,8% ha nominato gli addetti al primo soccorso contro l’87,6% delle grandi. Gli appalti. Sono 3.323 le imprese che appaltano lavorazioni, prevalentemente si occupano di pulizie (72%), manutenzioni (70%) e facchinaggio (22%). La “dovuta” informazione alla ditta appaltatrice viene effettuata soprattutto nelle aziende più grandi: si passa dal 78% della prima fascia (6-9 addetti) al 92% di quelle con 200 e oltre addetti. Per quanto riguarda il coordinamento tra la ditta appaltante e l’appaltatrice, anche qui la dimensione influisce: solo il 38% delle piccolissime (6-9 addetti) si coordina contro il 55% di quelle grandi (oltre 200 addetti). La sorveglianza sanitaria per i lavoratori viene effettuata nel 73% delle aziende sottoposte al monitoraggio nazionale; 1.701 (21% circa) non è obbligatoria, mentre in 402 aziende (5%) pur se obbligatoria, non si effettua.

Quest’ultima percentuale sale al 7,6% nelle aziende piccolissime. La CSR (Corporate Social Responsiblity). La responsabilità sociale d’impresa è conosciuta solo dal 24,4% delle imprese sotto ai 20 dipendenti, contro il 71,8% di quelle grandi con oltre 249 dipendenti. E se il 51% delle imprese ha individuato all’interno della propria struttura “un responsabile sicurezza e ambiente” (42% per la classe 1-5 addetti e 16% per la classe 6-9 addetti), sono i consulenti del lavoro le fonti a cui maggiormente le imprese si rivolgono per conoscere le novità sul tema (29%); seguono le associazioni di categoria (10%), riviste e newsletter (7%) e Internet (6%). Ma cosa interessa di più alle aziende? Al primo posto c’è la tutela dell’ambiente (per il 30,9% delle aziende), seguita dalla sicurezza sul lavoro (30,6%) e dal rapporto con i dipendenti (23,8%), le parti opportunità sono all’ultimo posto (1,2%).

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